Se il settore dei servizi e quello industriale sono stati rivoluzionati negli ultimi anni dall'avvento del digitale, altrettanto non si può dire dell'agricoltura, ancora legata alla terra dei campi e al ferro dei trattori. Eppure il digitale, integrandosi nel contesto produttivo esistente, avrebbe le potenzialità per rendere il lavoro degli agricoltori più remunerativo e sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che sociale.

 

Tra le cause di questa carente diffusione c’è sicuramente la mancanza di competenze. Digitali, all'interno delle aziende agricole, e agronomiche, all'interno delle startup e delle società IT. E visto che le competenze sono fondamentali per fare un passo verso la transizione digitale, il 2023 è stato proclamato dall'Unione Europea come l'European Year of Skills, un periodo dedicato a promuovere la diffusione delle conoscenze necessarie per guidare la green transition e la trasformazione digitale dei Paesi membri. Questo obiettivo assume particolare rilevanza nel settore agroalimentare, dove l'innovazione e la digitalizzazione giocano un ruolo sempre più cruciale.

 

Il tavolo di lavoro "Agroalimentare 4.0: le competenze da mettere in campo", organizzato dall'Osservatorio Smart AgriFood, School of Management del Politecnico di Milano e Laboratorio Rise, Research & Innovation for Smart Enterprises dell'Università degli Studi di Brescia, ha proprio voluto comprendere quali sono le competenze necessarie al settore e quali sono i percorsi di formazione auspicabili per mettere a disposizione delle imprese le figure che cercano.

 

Servono ingegneri-agronomi e agronomi-digitali

Nel comparto agroalimentare, caratterizzato da trend di innovazione e digitalizzazione in costante evoluzione, le competenze informatiche e digitali sono considerate cruciali dalle aziende italiane per favorire l'innovazione, seguite da quelle gestionali-organizzative. Tuttavia, la mancanza di competenze tecniche e di una formazione adeguata compromettono lo sfruttamento pieno dei vantaggi della digitalizzazione e dell'ammodernamento del settore, con conseguenze negative sull'efficienza e la redditività.

 

Il settore agricolo sta diventando sempre più informatizzato, generando una mole crescente di dati grazie ai sensori in campo, alle soluzioni di agricoltura 4.0 e alla dematerializzazione della burocrazia e della gestione aziendale. Gli agricoltori sono dunque protagonisti nella creazione di una filiera del dato, che dovrebbe ottimizzare i processi aziendali e garantire la tracciabilità dei prodotti. Tuttavia, per interpretare e valorizzare questi dati sono necessarie competenze in ambito data science e data analysis, sia nelle aziende dell'offerta che nei fornitori di tecnologie e servizi.

 

All'interno delle aziende agricole, almeno quelle più strutturate, servirebbero delle figure ibride, degli agronomi-digitali, capaci di soddisfare le esigenze delle imprese implementando le soluzioni digitali più adatte. Mentre all'interno delle società che offrono servizi, servirebbero degli informatici che conoscano le reali necessità degli agricoltori. Si vedono troppo spesso software impeccabili dal punto di vista tecnico, ma inutilizzabili da un agricoltore medio.

 

Una questione di formazione e collaborazione

La formazione riveste un ruolo chiave nel fornire alle figure del settore le competenze necessarie per affrontare sfide sempre più complesse. L'offerta di corsi orientati all'AgriTech e al FoodTech rappresenta un passo positivo, ma è necessario aumentare l'attenzione sui corsi dedicati alle tecnologie digitali, anche a livello scolastico.

 

L'open innovation, la collaborazione cioè con soggetti esterni alle aziende, emerge come un modello importante per promuovere l'innovazione nel settore agroalimentare, permettendo l'accesso a risorse e competenze esterne. La collaborazione con università, startup e associazioni offre opportunità di sviluppo e integrazione di soluzioni tecnologiche complementari, contribuendo alla competitività e all'ammodernamento del settore.

 

La transizione digitale è inevitabile, ora servono le competenze

Nel medio periodo gli strumenti digitali rivoluzioneranno il settore agricolo, gettando le basi per una maggiore produttività e sostenibilità sociale ed ambientale. Lo sviluppo di competenze adeguate, sia dalla prospettiva della domanda che dell'offerta, risulta essenziale per accelerare questo processo. È necessaria una alfabetizzazione digitale di base per gli agricoltori, che rappresentano il fulcro della filiera del dato, insieme a competenze altamente specifiche e verticali, come la data science, per le aziende che forniscono soluzioni tecnologiche e attrezzature.

 

Emerge chiaramente la richiesta di figure professionali in grado di ridurre le distanze tra domanda e offerta, come gli agronomi digitali e gli innovation broker, che agiscano come facilitatori dell'innovazione tecnologica all'interno delle aziende. Queste figure sono però ancora poco presenti sul territorio. Per questo le università, gli istituti tecnici e i corsi offerti dalle associazioni di categoria e dai provider tecnologici saranno sempre più cruciali nel formare lavoratori e imprenditori del settore, consentendo loro di rimanere al passo con l'innovazione.


Image Line è partner dell'Osservatorio Smart AgriFood